Neil Young – Monsanto Years

Cover Monsanto YearsNeilYoung
Monsanto Years

Reprise/Warner
Release: 30 giugno 2015

Di #Trambusti Luca
Voto: 6/7

Ci sono sostanzialmente due macro livelli che compongono un disco: quello lirico e quello musicale.

Nel caso di “Monsanto Years”, il nuovo album di Neil Young, c’è un bel solco che li divide.

Partiamo dall’aspetto lirico. Le intenzioni sono ottime. Non è la prima volta che Neil Young si lancia in analisi, anatemi o critiche contro il “sistema” e comunque spesso (in modo più o meno diretto) affronta il mondo della canzone politica. Nel 2015 il cantautore canadese getta lo sguardo sulle multinazionali dell’alimentazione (sarà stato ispirato da Expo?) e dell’agroalimentare ed ovviamente la sua attenzione si focalizza in prima battuta sulla Monsanto, multinazionale americana leader nel settore della semenza – e non solo – e della manipolazione genetica di questi prodotti. Insieme al “seme” arriva il prodotto lavorato e quindi non c’è nessun riguardo nei confronti di un altro colosso come Starbucks (ma ce n’è anche per la Chevron, Walmart e le “corporation” in generale)

Un tema forte che riguarda anche più in generale l’ecologia, l’ambientalismo, la sostenibilità ed anche i modelli di sviluppo politico economici del Pianeta.

Argomenti importanti, impegnativi che stanno sicuramente a cuore a Young come anche a molti altri artisti o semplici cittadini e che sembra invece di poco interesse per la classe politica. Ricordiamoci che Young fu nel 1985 uno degli ideatori ed organizzatori del Farm Aid, l’annuale concerto/festival benefico a favore delle famiglie di agricoltori americane in difficoltà proprio per le terribili leggi di mercato.

Se dunque gli argomenti sono forti ed importanti, quello che è carente è il modo in cui Neil Young li tratta e li introduce nel mondo musicale. Oltre ad ascoltare le canzoni basta fare un rapido giro su Internet per avere i testi e darne una lettura. A parte il nome “Monsanto” ossessivamente ripetuto in molte canzoni ed in particolare nella title track (sino quasi a portare paradossalmente all’effetto contrario) la sostanza dell’esposizione è assai debole e molto superficiale. Peraltro la continua ripetizione appare spesso nel corso di “Monsanto Years”

E’ vero non è facile raccontare questi temi ma così facendolo non si danno forza alle idee ed agli argomenti.

L’unica cosa positiva è che si parla di agroalimentare e di monopolio delle sementi cercando di far poi approfondire a chi ascolta smuovendone la curiosità. Ma forse il pubblico di Neil Young già conosce queste tematiche.

Differente invece l’aspetto musicale.

Neil Young mette da parte i fidati Crazy Horse e si presenta con i Promise Of The Real, rock band di Los Angeles capitanata da Lukas Nelson e Micah Nelson (figli di Willie Nelson) con Anthony Logerfo alla batteria, Corey McCormick al basso e Tato Melgar alle percussioni. Lo spostamento verso il rock è evidente, ed il coutry rock resta in secondo piano (solo “Wolf Moon” ha aperture di questo genere), sono invece sempre ben presenti, anche se in stile diverso, lunghi assoli di chitarra più concreti e meno psichedelici. Un ritorno di Young dopo i recenti esperimenti ad una solidità e robustezza sonora, vicinissima al suo classico stile. Un appunto purtroppo sulla voce. La sempre particolar vocalità del cantautore sembra qui essere un po’ alla corda, il suo falsetto in alcuni momenti si fa un po’ sofferente ed incerto.

Se dunque la parte letterale è un po’ debole la parte musicale si presenta di buon livello con alcuni episodi molto azzeccati (come spesso capita al Neil Young più ispirato); tra questi l’ottima “Big Box” una lunga rabbiosa cavalcata elettrica di 8 minuti e Workin’ Man (a parte l’attacco) anche questa elettrica e tirata.

Nel complesso dunque un album a luci ed ombre che ci riporta un Young elettrico e compatto, battagliero e schierato con grandi potenzialità (tematiche) ma che non convince sino in fondo.

Approfittiamo del fatto di non godere sino in fondo la padronanza della lingua (o facciamo finta) e ascoltiamo l’album, lo so che è difficile nel caso di Young, nel suo complesso voce/musica.


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